Giuliano da Sangallo di Sabine Frommel

Intervengono
Amedeo Belluzzi, Francesco Paolo Fiore, Jean Guillaume, Pier Nicola Pagliara, Dario Donetti
Introduce e coordina
Francesco Moschini


Giuliano da Sangallo (circa 1448 ( 1516) è uno dei maggiori rappresentanti dell’architettura italiana negli anni tra l’ascesa di Lorenzo de’ Medici e l’inizio del pontificio di suo figlio, papa Leone X. Questo volume traccia il
percorso integrale del maestro e il fertile dialogo creativo instaurato con i suoi committenti e contemporanei, soprattutto a Firenze e a Roma. Formatosi inizialmente come legnaiolo presso la bottega del Francione nel capoluogo toscano, egli acquisisce ampie competenze dall’arte edilizia fino alle costruzioni militari, dalla creazione di mobili alla realizzazione di tarsie, praticando metodi come la rappresentazione grafica, la prospettiva,
rilievi di monumenti e rovine dell’antichità oltre che modelli lignei. Lorenzo il Magnifico fa di Giuliano uno dei protagonisti del rinnovamento dell’architettura e, in edifici come il santuario di Santa Maria delle Carceri a Prato, Palazzo Gondi oppure i suoi interventi nel monastero del Cestello, si confrontano un linguaggio sempre più classicheggiante con idiomi e tecniche tradizionali.
A Roma, Alessandro VI gli commissiona il soffitto di Santa Maria Maggiore, ma prima di compiere questo capolavoro, le tensioni e il conflitto tra questo pontefice e il nuovo committente del Sangallo, il cardinale Giuliano Della Rovere, futuro papa Giulio II, lo obbligano ad allontanarsi della città eterna. Gli anni 1490 garantiscono a Giuliano esperienze variegate sotto il segno di una crescente capacità di assimilazione del patrimonio classico, sostenuto dall’alto prelato per il quale costruisce il palazzo di famiglia a Savona. Divenuto papa, Giulio II lo chiama nel 1504 nella città eterna accanto a Bramante, riuscendo ad assoldare contemporaneamente i due architetti. Giuliano concepisce progetti per l’appartamento pontificio a Castel San Angelo, per la ricostruzione di San Pietro e per la trasformazione di Villa Magliana in una dimora grandiosa, ma su tutti questi cantieri il genio di Bramante ostacola ben presto quello di Giuliano. Solo Bramante è in grado di realizzare i suoi grandiosi progetti “all’Antica” del pontefice, mentre il Sangallo supera l’urbinate nella bellezza e
nell’elegante rifinitura dei dettagli scultorei. Questo stile ornamentale sontuoso raggiunge il culmine sotto il pontificato di Leone X, ma il mito e il ritorno alle formule di Lorenzo il Magnifico, promosso dal nuovo papa, non consentono a Giuliano un vero come back, né a Roma né a Firenze dove passa gli ultimi quindici mesi della sua vita. Benché egli cercasse di assimilare le esperienze artistiche dei pionieri del Secondo Rinascimento, i principi dell’arte edilizia toscana rimangono nel suo sangue. Ma proprio gli aggiornamenti, a volte ibridi,che contrassegnano i lavori di Giuliano durante il suo soggiorno a Roma,permettono di delineare chiaramente continuità e rotture tra il Secondo Quattrocento e il Primo Cinquecento. Presentazione organizzata in collaborazione con l'équipe HISTARA: Histoire de l’art, des représentations et de l'administration dans l'Europe moderne et contemporaine, Sorbonne, Paris.

17 novembre 2015 - 17h30
Accademia nazionale di San Luca